Cappella di Sant’Andrea
La Cappella di Sant’Andrea costituisce l’unico esempio di cappella arcivescovile paleocristiana giunta integra sino a noi. I mosaici della cappella si ascrivono all’epoca del vescovo Pietro II (494-519), in pieno periodo teodoriciano, all’epoca della coesistenza a Ravenna di due confessioni religiose: quella ariana e quella ortodossa.
Dedicata originariamente a Cristo, fu in seguito intitolata a Sant’Andrea, le cui reliquie erano state trasportate da Costantinopoli a Ravenna attorno alla metà del VI secolo.
La cappella è costituita da un vano a pianta cruciforme preceduto da un piccolo vestibolo rettangolare, ricoperto da volta a botte e interamente rivestito in marmo nella parte inferiore e a mosaico in quella superiore. L’iconografia è di grande interesse: tutto il programma decorativo, difatti, tende a glorificare la figura del Cristo, in un’interpretazione chiaramente anti-ariana. Vi è rappresentato Cristo nei panni di un guerriero perfettamente frontale, colto nell’atto di calpestare il leone e il serpente (il Male, rappresentato dall’arianesimo), e vestito con clamide color porpora e corazza; il Salvatore tiene sulla spalla destra una lunga croce, mentre con la sinistra regge la Parola, dove si legge: “Ego sum via, veritas et vita”.
La volta a crociera è sostenuta da quattro archi, nei cui intradossi compaiono le immagini dei martiri e degli apostoli, al cui centro spicca quella del Cristo giovane e imberbe; ciò sottolinea l’ortodossia cattolica del sacello, in quanto gli Ariani non veneravano i santi.
Nel complesso, dunque, tutto il programma decorativo della cappella è proteso alla glorificazione di Cristo-Salvatore e all’affermazione della consustanzialità tra Padre e Figlio, in contrapposizione all’eresia ariana.
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